Cosa ho imparato dopo un anno nel coworking di Policromi
Caro Diario, questo di oggi è un argomento complesso ma ne scrivo volentieri, così forse riesco a riordinare le idee. Innanzitutto la mia posizione è duplice, perché qui da Policromi io ci lavoro e ho una scrivania come tutti gli altri coworker, ma Policromi è anche il coworking che ho co-progettato e che gestisco, quindi le mie considerazioni sono duplici. Visto che le cose da dire sono tantissime ne scriverò solo alcune e lo farò in modo molto schematico, riservandomi di tornare sull’argomento, perché questo è un tema a cui tengo molto.
Ecco cosa ho imparato dopo un anno da coworker:
I vantaggi:
- Arrivare a lavoro e trovare sulla scrivania un biglietto e tante caramelle ↓
- Arrivare a lavoro e trovare qualcuno che mi ha aspettato per prendere il caffè insieme;
- Lavorare in uno spazio condiviso, uscire di casa tutti i giorni, confrontarsi con professionalità diverse ha reso il lavoro più piacevole e produttivo. Non è una trovata pubblicitaria, è proprio vero. O almeno per me è stato così: non ho mai concluso tanto come questo anno.
- Lavorare in un ufficio fuori casa mi ha permesso di avere più cura di me e soprattutto ho imparato a distinguere il tempo lavorativo e quello non lavorativo. Ho imparato a “STACCARE”. Lavoro sempre tanto, non sempre stacco completamente, ma di solito quando chiudo il portone di Policromi ho la sensazione di aver concluso la mia giornata lavorativa. E questa è una bellissima sensazione. Prima non staccavo proprio mai.
- Avere un vero ufficio ha reso il mio lavoro più credibile. Ora ho uno spazio e un tempo dedicato al lavoro ed è più far capire che quando sono qui mi dedico esclusivamente al lavoro. Non lavo più i piatti nelle pause e non sono più sempre disponibile. Lavorare qui mi ha permesso di farlo capire a chi mi sta vicino ma soprattutto mi ha consentito di prendere atto del fatto che prima non era così. Credo che questo sia l’aspetto che ha aumentato maggiormente la mia produttività.
Gli svantaggi:
- Lasciare da Policromi libri e computer (che sono i miei strumenti di lavoro) richiede una buona organizzazione. Devo ricordarmi di portare da casa i testi che mi servono e viceversa. Lavorare da casa aveva il vantaggio di avere tutto a portata di mano, sempre. Qui mi è capitato tornare indietro perché avevo dimenticato le ultime dispense da portare a lezione. All’inizio facevo da spola casa-Policromi molto spesso, ora ho imparato ad essere più organizzata, ma posso perfezionarmi ancora;
- mi sono affezionata. Ho cercato di mantenere un distacco professionale ma non ci sono riuscita. Il lavoro da freelance ti porta a cambiare situazione e location quindi anche da Policromi c’è stato un ricambio di coworker. Questo lo avevo previsto. Ma non avevo preventivato di affezionarmi così tanto ai miei compagni di scrivania. Certo, l’amicizia è rimasta, ma il fatto di non condividere più la chiacchiera mattutina e i vari rituali quotidiani mi manca proprio. Mi ci abituerò? Forse. Per ora no;
- si sono moltiplicate le mie idee lavorative. Scrivo e faccio progetti da anni, ma il fatto di stare a contatto con persone interessanti mi ha fatto venire voglia di riprendere progetti accantonati da molto tempo e svilupparne altri. Questo è un bel vantaggio, ma anche uno svantaggio perché non riesco a fare tutto e devo diventare più brava a selezionare e organizzarmi, altrimenti mi perdo fra le mille cose.
Ecco invece cosa ho imparato dopo un anno da coworker manager (che parolone, vero?):
- innanzitutto non sono la sconclusionata tuttofare che avevo paura di essere. Mi spiego: mentre progettavo questo spazio ho avuto il timore di andare completamente fuori tema rispetto ai miei principali interessi lavorativi di antropologa-ricercatrice-formatrice-ecc-ecc. Poi, studiando, ho appreso che i coworking sono nati proprio così. Si narra infatti che il primo coworking al mondo sia nato nel 2005 a San francisco dall’idea di Brad Neuberg, un giovane appassionato di open source, che stava lanciando una startup ed era in cerca di uno spazio dove poter lavorare a prezzi accessibili. È così che ha immaginato uno spazio condiviso di lavoro e ha inventato questo termine per definirli. Successivamente i coworking si sono diffusi in tutto il mondo. Non abbiamo inventato niente, dunque, ma non è nemmeno da sconclusionati tuttofare immaginare di gestire un coworking e contemporaneamente portare avanti un’attività lavorativa completamente diversa.
- la mia paura più grande quando abbiamo deciso di aprire il coworking di Policromi era quella di lavorare vicino a persone antipatiche o maleducate. È facile cambiare posto e colleghi di lavoro quando sei un coworker ma se gestisci un coworking nel quale lavori questo potrebbe essere un vero problema. Lavorare da freelance ha il grandissimo vantaggio di poter scegliere i propri collaboratori e frequentare solo colleghi con i quali ci si trova bene e a questo mi dispiaceva rinunciare. La più bella scoperta di questo primo anno del coworking di Policromi è stata incontrare solo persone con le quali mi piace tantissimo trascorrere il tempo, condividere le pause caffè e i pranzi. Non so perché è successo e non so se continuerà ad andare così, ma questa è stata la scoperta più bella e inaspettata di questo primo anno. È come se ci si scegliesse reciprocamente, questa cosa mi piace tantissimo e continua a sorprendermi.
Caro Diario, queste sono le prime considerazioni che mi vengono in mente pensando al mio primo anno di coworking da Policromi. Scriverle mi ha dato un’idea: nei prossimi post ti presenterò i miei colleghi di scrivania, così capirai perché mi sono affezionata a loro così tanto.
Se qualcuno si è incuriosito e vuole venire a vedere il coworking di Policromi e a conoscerci di persona passate a trovarci, ci sono ancora due scrivanie libere. In questo link trovate tutte le informazioni ↓
http://www.policromi.it/il-coworking/
Questo post è stato scritto da Sara Miscioscia